Omeostasi

omeostasi

La parola omeostasi è la combinazione del greco omoios (simile) e stasis (stabilità), e significa ritorno alle condizioni precedenti. Se riscaldiamo una tazza di latte nel forno a microonde ma non la beviamo perché ci chiamano al telefono, dopo un po’ il latte tornerà alla temperatura che aveva prima che lo riscaldassimo. Se gettiamo un sasso in uno specchio d’acqua, dopo un po’ le onde si calmeranno e la superficie dello stagno ridiventerà liscia. Se una strada taglia le pendici di una montagna, questa tende a ripristinare con frane la pendenza interrotta. Tutti questi comportamenti obbediscono all’omeostasi con cui il sistema, quale che sia, tende a ripristinare lo stato di equilibrio che aveva prima dell’evento che lo ha modificato.

L’omeostasi dunque è l’attitudine di un sistema a conservare o ripristinare determinate caratteristiche modificate da eventi esterni. L’azione di ripristino può avvenire in un istante, come per un arco teso che scocca la freccia ridiventando inerte, o in ere geologiche, come per il cono di un vulcano che nel corso dei millenni viene eroso e ridiventa collina e poi pianura.

L’omeostasi è importante per conservare l’identità degli individui, degli oggetti, dei sistemi in genere, ma va governata quando è auspicabile una evoluzione del sistema. Per esempio, se facciamo una dieta dimagrante e perdiamo 5 chili, l’omeostasi del nostro organismo tenderà a ripristinare il peso che avevamo, quindi dobbiamo fare molta attenzione a non riprendere peso con opportune attività fisiche e diete di mantenimento, in modo da regolare la mutata omeostasi su nuovi parametri di equilibrio.

La cosa è molto importante nella gestione del cambiamento organizzativo. Dopo aver fatto un brillante progetto di riorganizzazione, dopo averlo applicato vincendo le varie resistenze al cambiamento, bisogna vigilare a che l’omeostasi del sistema organizzativo non riporti pian piano alle vecchie abitudini, vanificando nel tempo i cambiamenti avvenuti. A questo provvedono le pratiche di consolidamento dei miglioramenti, nei programmi di gestione della qualità che alternano la fase PDCA alla fase SDCA.

L’omeostasi quindi è auspicabile quando il cambiamento è disfunzionale. Se mi taglio un dito è bene che le cellule si ricostruiscano e la ferita guarisca restituendomi il dito sano. Se devo ridurre la quantità dei cibi ingeriti per non prendere peso devo fare attenzione a che l’omeostasi psicofisica non prenda il sopravvento sulla mia forza di volontà.

L’omeostasi di un sistema è la gestione automatica delle variabili. Le condizioni omeostatiche rappresentano gli elementi della continuità, le reazioni omeostatiche indicano i mezzi per mantenere la continuità del sistema.
Il sistema omeostatico si basa su un meccanismo a feedback (retroazione, reazione, risposta) con quattro componenti:

  • il recettore, che percepisce le condizioni esterne e interne;
  • il centro di controllo, che confronta la condizione rilevata dal recettore con quella ottimale e decide come comportarsi;
  • l’effettore, che esegue quello che gli viene ordinato dal centro di controllo;
  • lo stimolo, il cambiamento che stimola il recettore ad attivare i meccanismi di regolazione interna.

Nel problem solving l’omeostasi tende a ripristinare le condizioni in cui si è generato il problema, quindi va tenuta sotto controllo nel mantenimento delle soluzioni applicate. Dopo aver definito il problema, trovato le soluzioni, applicato le decisioni prese, bisogna vigilare sul mantenimento delle soluzioni con incontri e verifiche distribuiti nel tempo, perché più passa il tempo, più l’omeostasi tende a riprendere il sopravvento sul cambiamento.

Anche nell’ambito della comunicazione l’omeostasi va considerata in senso semiotico come la tendenza alla conservazione dell’informazione ed al mantenimento della stabilità delle strutture linguistiche e informative. La produzione di nuove informazioni turba l’equilibrio precedente ristrutturandone l’entropia, che si ristabilisce nel tempo man mano che la novità dell’informazione si affievolisce nell’abitudine. L’arrivo della notizia turba la normalità, che si ripristina quando l’evento non fa più notizia.

resilienza

L’omeostasi differisce dalla resilienza perché tende a tornare al livello precedente, mentre la resilienza approfitta dell’energia con cui reagisce all’evento perturbante per conquistare un livello più alto e quindi per migliorare le condizioni precedenti. L’acqua che si richiude e si calma dopo essere stata turbata dalla goccia è omeostatica. L’albero che cresce fortemente inclinato per adattarsi alla forza del vento che lo spinge in basso è resiliente.

Lo stesso evento può essere allostatico (turbativo) oppure omeostatico (riequilibrante) in base al sistema considerato. Se prendiamo ad esempio una strada di montagna interrotta da una frana, secondo il sistema montagna la strada è un intervento allostatico che turba l’equilibrio della montagna, e la frana è una reazione omeostatica che tende a ripristinare la pendice interrotta dalla strada. Secondo il sistema viabilità la frana è l’evento allostatico che turba il sistema, l’omeostasi sarà quindi la riparazione della strada com’era prima della frana.