Obiettivo

La definizione dell’obiettivo fa parte strettamente della definizione del problema (problem setting). Di che natura è il problema? E’ un ostacolo da rimuovere o da superare, o è una meta da raggiungere? L’obiettivo sarà la rimozione dell’ostacolo o il raggiungimento della meta.
Nel primo caso si toglie qualcosa di negativo ad una situazione critica, nel secondo si aggiunge qualcosa di positivo ad una situazione buona. Nel primo caso si guarisce, nel secondo si migliora.

L’obiettivo è anche la definizione del gap, della differenza fra ciò che siamo e che abbiamo e ciò che vorremmo essere e avere. Più è astratto e generico, meno è definito. Più è concreto e specifico, meglio è definito. “Aumentare le vendite” è astratto e generico. Incrementare la vendita del nuovo prodotto del 3% entro un anno è concreto e specifico.

Dal punto di vista etimologico è la versione latina del greco problema (ob-jacio o pro-ballo, che ambedue significano “getto avanti, pongo davanti a me”).

Nell’uso consolidato l’obiettivo fa parte del problema, anche se uno o più problemi possono far parte di un obiettivo. Se il mio problema è dimagrire, l’obiettivo è perdere 4 chili in 5 mesi. Se il mio obiettivo è perdere 4 kg in 5 mesi, i problemi sono: come riattivare il metabolismo? Come motivarsi ad eliminare gli alcoolici? E così via.

L’acronimo SMART comprende cinque requisiti che caratterizzano un obiettivo. Se manca uno di essi non si tratta più di un obiettivo, ma di qualche altra cosa, come un desiderio, un’intenzione, un proposito. L’obiettivo quindi deve essere specifico, misurabile, accettabile, raggiungibile, tempificato. Perdere 4 kg in 5 mesi è specifico (dimagrire), misurabile (4 kg), accettabile (ce la posso fare), tempificato (entro 5 mesi da oggi). Dimagrire di 4 kg in due anni o di 4 etti in due settimane sono obiettivi del tutto diversi.

Molti considerano il concetto di obiettivo in modo più ampio e vago. Comunque però deve essere una meta da raggiungere, un punto verso cui convergere, un livello da conquistare. In tal senso anche un obiettivo privo dei requisiti smart può funzionare, quanto meno come automotivazione. E la nostra nave uscirà dal porto e inizierà a navigare, sia se il suo capitano vuole arrivare a Genova domani, sia se vuole andar per mare.

Problemi e obiettivi possono essere considerati singolarmente, prendendoli uno per volta, e magari mettendoli in relazione con altri individui affini o contrastanti, oppure come insiemi con strutture gerarchiche, dove problemi/obiettivi diventano contenitori di individui da essi dipendenti. In questo caso è bene costruire un albero dei problemi a cui corrisponderà il relativo albero degli obiettivi. Per esempio, un problema di smaltimento dei rifiuti comprende a monte problemi di riduzione di imballaggi, vuoti a perdere, trasporto, a valle problemi di raccolta e smaltimento. I relativi obiettivi saranno a monte design degli imballaggi, a valle raccolte differenziate premianti. Sia a monte che a valle si affiancano problemi normativi per stabilire le regole della produzione e dello smaltimento.