Tecniche di problem solving
Le tecniche specifiche del problem solving sono strumenti capaci di sbloccare situazioni e aprire porte che sembravano chiuse, o chiudere porte che si aprivano su vie senza sbocco.
Se il processo è attuato da una singola persona, come è il caso di uno studente che svolge un compito, o di un professionista che affronta un caso insolito e difficile, il primo strumento da usare è l’analisi delle tentate soluzioni, ossia di tutto ciò che è stato fatto finora, e che invece di eliminare il problema lo ha lasciato illeso o addirittura lo ha alimentato.
Per aiutarsi a trovare le soluzioni disfunzionali si può ricorrere al “come peggiorare“, ossia a ciò che si farebbe se si volesse aggravare il problema invece di risolverlo.
Se non si sa che fare di fronte al problema, ci si può far aiutare o si può dare aiuto. Nella relazione di aiuto c’è un cliente che ha bisogno di aiuto, e un consulente che può dargli l’aiuto richiesto. La forma migliore di consulenza nel problem solving è la consulenza di processo, in base alla quale il consulente non dà una sua soluzione preesistente, ma aiuta il cliente a trovare da solo la propria soluzione, in modo da vincerne le resistenze e ottenerne la massima collaborazione, requisiti indispensabili per ottenere il cambiamento risolutivo.
La cosulenza si sviluppa con il dialogo strategico, con cui il cosulente orienta il cliente verso il raggiungimento degli obiettivi desiderati, con domande ad alternativa, riformulazioni, ristrutturazioni, analogie e metafore evocative, prescrizioni. Il diagolo si serve di stratagemmi tratti dall’arte marziale cinese, grazie ai quali si sviluppa la strategia di soluzione.
Il cliente è aiutato a pilotare il proprio autoinganno negativo con cui percepisce la realtà dal suo punto di vista problematico in modo da volgerlo al positivo modificando il punto di vista e il modo di reagire alla realtà percepita. Un espediente per indurre il cliente a visioni positive è la fantasia del miracolo, far finta cioè che un potente mago come per incanto abbia fatto sparire il problema, e immaginare come sarebbe la situazione a problema risolto.
Per rendere possibile ciò che sembra inaccessibile si usa la tecnica dello scalatore che consiste nel mettere in cima ad una montagna o ad una scala metaforica la situazione a problema risolto, e definire dieci passi a scendere fino a giungere alla situazione attuale da cui si può ripartire per risalire verso la cima dove c’è la soluzione. In tal modo un percorso arduo e faticoso diventa una successione di percorsi più piccoli e meno inquietanti.