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Persistenza di forme e colori

atlante – gestione a vista

Nella percezione visiva la persistenza di forme e colori ci fa riconoscere una figura anche se si presenta in condizioni svariate. Per esempio, se vediamo una mela rossa al sole, continueremo a vedere la stessa mela rossa quando la vediamo all’ombra, anche se il rosso al sole sarà un arancio, e all’ombra un marrone. Anche la forma ci farà riconoscere la stessa mela se la guardiamo da vicino o da lontano, dall’alto o dal basso.
Lo stesso accade con un libro del consueto formato rettangolare. Se lo vediamo disposto in verticale o in orizzontale, oppure in prospettiva, ci pare di vedere sempre lo stesso oggetto anche se ha forme diverse come un trapezio invece del rettangolo.
La persistenza mostra come ciò che vediamo sia fortemente condizionato da ciò che sappiamo o ricordiamo o pensiamo: se riconosciamo che quello è il nostro libro, continueremo a identificarlo nello stesso modo a prescindere da come si presenti.
La persistenza ci fa riconoscere le persone quando vediamo immagini che corrispondono al modello mentale che ne abbiamo, e ce le fa riconoscere come “sempre le stesse” anche quando ci cambiano sotto gli occhi, come i bambini che crescono, gli anziani che invecchiano, o semlicemente amici che cambiano pettinatura o si fanno crescere i baffi. Ci accorgiamo dei cambiamenti quando rivediamo una persona dopo un certo tempo, e la vediamo improvvisamente diventata adulta, o invecchiata, o dimagrita. Al contrario, anche se una persona è effettivamente cambiata, la ritroviamo ancora aderente al modello mentale che abbiamo di lei e le diciamo: “sei sempre uguale, non sei cambiata per nulla” specialmente se sta invecchiando e non è troppo malandata.

La persistenza del colore fa sì che consideriamo un oggetto sempre dello stesso colore anche se lo vediamo in condizioni diverse di illuminazione e di rapporto cromatico con le forme circostanti. Interpretiamo le variazioni percepite proprio come informazioni visive sulle diverse condizioni dell’oggetto.

peersistenza della forma

La persistenza della forma ci permette di riconoscere la stessa forma anche se la vediamo grande, piccola, rettangolare, trapezoidale. Nelle foto il parallelepipedo per esercizi yoga ci appare sempre lo stesso anche se lo vediamo deformato da prospettive derivanti da punti di vista diversi.

 

escher l'altro mondo

M.C.Escher, L’altro Mondo, xilografia del 1947.
Con i suoi paradossi visivi, Escher ci costringe a guardare le cose dai tre punti di vista di prospetto, dall’alto e dal basso. Proprio in base alla persistenza riconosciamo i vari elementi anche se hanno forme del tutto diverse considerando l’estrema diversità dei punti di vista.

Escher, Metamorfosi, 1937.  La metamorfosi è l’opposto della persistenza, ma ce ne rendiamo conto proprio in base alla persistenza. L’ardita evoluzione che parte dallo scorcio di un paese della costiera amalfitana e arriva ad un pupazzetto cinese conduce la nostra percezione in un percorso difficile tra persistenza e cambiamento di forme, figure e sfondi.

dali persistenza memoria

Salvador Dali, Persistenza della memoria, 1931.
Oltre al cambiamento di prospettive e posizioni degli orologi, Dali ne cambia la materia che diventa molle e cadente, ma continuiamo a riconoscere gli orologi come tali, anche se siamo spaesati dalla loro insolita natura.
La falesia é quella che si vede dalla casa museo di Salvador Dalí a Port Lligat in Costa Brava.

Salvador Dalí, Disintegrazione della persistenza, 1952-54. Impressionato dal pericolo nucleare che incombe sull’umanità dopo l’atomica che concluse la Seconda Guerra Mondiale, Dalí torna sul quadro del 1931, sostituisce il piano di terra con una struttura modulare prospettica fluttuante in uno spazio vuoto che si trasforma in missili che vanno verso il cielo sulfureo e colpiscono il pesce. La superficie del mare si arrotola come un foglio di carta, gli orologi molli e la falesia sono gli stessi del quadro precedente. La persistenza è disintegrata come tutto il resto, nella distopia della distruzione totale, anche se sull’insieme permane un’atmosfera di sospensione e di calma fatale.

persistenza immagine in animazione

La persistenza delle immagini è anche la memoria dello stimolo visivo che per brevissimo tempo resta nella retina. Ce ne accorgiamo quando vediamo un’immagine luminosa – una finestra bianca sul monitor, ad esempio – e chiudiamo gli occhi, continuando a vederne un fantasma. Su questo effetto si basa l’illusione del movimento, perché la breve memoria del fotogramma appena visto si fonde col fotogramma successivo e crea la sensazione di continuità del movimento. Dagli esperimenti di Muybridge fino ai manga animati ci si basa su questo principio per costruire sequenze animate.