Storytelling
“La volpe e l’uva” è una famosa favola di Esopo, che tratta in forma narrativa l’autoinganno con cui ci convinciamo che ciò che non riusciamo ad avere non era di buona qualità (l’uva non era matura). Un concetto chiave del problem solving è trasformato in una favoletta per i bambini. Lo storytelling è la capacità di riferire fatti e trasmettere contenuti sotto forma di storie, oppure di trasformare in storie contenuti di altro genere, come informazioni, descrizioni, ragionamenti logici.
Una storia, un racconto è la narrazione di un evento, o di una serie di eventi, che ha un inizio, uno svolgimento e una fine, e che coinvolge uno o più personaggi di qualsiasi tipo (uomini, animali, esseri fantastici, piante, oggetti), antropomorfizzandoli, ossia attribuendo loro caratteristiche e comportamenti umanoidi. Tutto il resto, come elenchi, cataloghi, teoremi, dimostrazioni, relazioni, saggi, promemoria, spiegazioni, non sono storie. Prendendo ad esempio i testi sacri, i Dieci Comandamenti non sono storytelling, le Nozze di Cana lo sono. Caino che uccide Abele è uno storytelling del quinto comandamento “non uccidere”.
Ma perché dobbiamo raccontare storie invece di esprimere i contenuti come abbiamo sempre fatto? Perché le storie sono più avvincenti rispetto ad altri tipi di comunicazione. In molti casi sono anche più convincenti. Se dico che non è bene essere prepotenti di fronte ai più deboli posso essere noioso e poco credibile. Se racconto la favola del lupo e dell’agnello mi capisce anche un bambino. Perché allora si usano forme di comunicazione diverse dalle storie? Perché hanno altre funzioni, come informare, argomentare, dimostrare, e possono essere fruite in modo ipertestuale, casuale, parziale. Se vado al cinema, mi piace godermi una bella storia. Se vado dal commercialista o dal meccanico, preferisco che mi dicano ciò che mi serve, “senza raccontarmi storie”, come si dice nel linguaggio comune.
Non tutti sono capaci di raccontare storie. Grandi pensatori, scrittori, scienziati, divulgatori, sanno scrivere saggi e articoli, sanno fare lezioni e conferenze, ma non sanno raccontare storie come farebbe un romanziere anche mediocre.
Lo storytelling può essere uno strumento di problem solving: una storia, per essere avvincente o almeno utile, deve definire e risolvere un problema. Un problema, per essere condiviso con altri, deve essere raccontato, magari limitandosi alle soluzioni fallimentari e alle fantasie peggiorative. Oppure si possono raccontare episodi che riguardano personaggi o eventi che fanno parte del problema.
Quindi anche per il nostro racconto il primo passo sarà definire il problema. Perché dobbiamo scrivere questa storia? Che tipo di disagio dobbiamo superare? Quale miglioramento dovremmo ottenere? A chi ci rivolgiamo, a neo-assunti, a lavoratori occasionali, a dipendenti stabili, a professionisti autonomi?
Qual è il livello di conoscenze e di competenze del nostro pubblico? Che cosa il nostro pubblico deve portare a casa alla fine della storia? Questa sarebbe la famosa “morale della favola”.
Ma soprattutto, qual è l’arco narrativo, il plot della storia?
Quale sarà il prodotto finito? Un racconto letterario? Un filmato? Un fumetto?
Per scrivere il racconto non faremo altro che collegare i vari punti dell’arco narrativo, narrandoli in modo discorsivo e scrivendoli come testi. Per farne un film o un fumetto dobbiamo scrivere uno storyboard, ossia un testo a due colonne in cui nella colonna di sinistra descriviamo ciò che si deve vedere (immagini, scritte e scene animate), nella destra ciò che si deve sentire (voce narrante, dialoghi, rumori, musica).
Chi è il narratore? Può essere un personaggio della storia che la racconta dal suo punto di vista, o un personaggio esterno alla storia che sa cosa sta succedendo, o che apprende la storia insieme col lettore durante la narrazione stessa.
E’ l’autore della storia, o colui che riferisce una storia trovata in un documento o ascoltata da altri.
Con chi sta parlando il narratore? Ha di fronte la persona che sta leggendo o i lettori in generale?
Dalle risposte a tutte queste domande dipende la consistenza, l’interesse e il valore della storia.
Ricapitolando, gli elementi chiave di uno storytelling sono cinque.
1. Definizione del problema comunicativo e dell’obiettivo di comunicazione (perché si racconta).
2. Definizione dei target da coinvolgere (a chi si racconta).
3. Arco narrativo, personaggi, luoghi, dinamiche (che cosa si racconta).
4. Linguaggio, tono, stile (come si racconta).
5. Output, il racconto come prodotto finale del processo narrativo.
Questi sono gli elementi del racconto, come suggeriti da Chris Vogel, sceneggiatore hollywoodiano.
Per saperne di più e per conoscere il mio metodo semplificato di storytelling, vedi la voce story lab.