Forma vettore
Il vettore in matematica e fisica è un elemento che ha una direzione. Nella percezione visiva è una forma che conduce verso una direzione, come una freccia.
E’ una forma paradossale, perché, essendo una forma forte, attira lo sguardo e dice: “guardami” ma al tempo stesso dice “non guardare me, ma la cosa che ti sto indicando, non limitarti a guardare qui, guarda anche altrove”.
Il tipo più semplice di forma vettore è la freccia, una figura piatta da una parte e appuntita dall’altra, come un triangolo, o la combinazione fra un rettangolo e un triangolo.
La freccia è un oggetto fatto dall’uomo per essere scagliato contro un animale o un avversario, già in età paleolitica. La forma della freccia è un archetipo della direzione, anche se con intenti pacifici.
La forma chiusa trattiene lo sguardo all’interno del suo contorno. Tutto quello che si trova all’interno è percepito come figura, quello che sta all’esterno è percepito come sfondo. La forma aperta ha un contorno articolato, con sporgenze e rientranze, o addirittura con interruzioni del contorno. Le aperture interagiscono con lo spazio esterno, e se si protraggono nello spazio verso una qualsiasi direzione assumono la forma di vettori. I vettori hanno la funzione di dirigere lo sguardo verso qualcosa che può trovarsi all’interno del campo visivo, o all’esterno. In questo caso lo sguardo scorrerà verso la direzione indicata per incontrare prima o poi l’elemento segnalato dal vettore, o semplicemente dirà al cervello che oltre ciò che si vede c’è qualche altra cosa interessante da vedere.
I vettori possono essere espliciti come è il caso delle frecce, o impliciti come l’indice di una mano, intenzionali come il segnale stradale di direzione obbligatoria, o involontari come le forme casuali che appaiono nel campo visivo e spingono lo sguardo verso qualcosa d’altro, come una persona che indica qualcosa con lo sguardo o con un gesto. E’ tipica la gag di una persona che guarda verso l’alto, e dopo un po’ alte persone si fermano a guardare nella stessa direzione chiedendosi che cosa ci sarà mai. In questo caso il vettore visivo non è una forma particolare, ma la rappresentazione di una funzione di per sé orientata verso qualcosa, come l’atto di guardare. E’ da considerare che il vettore può sia indicare la cosa verso cui si rivolge, sia prescrivere la direzione verso cui è orientato.
L’indice alzato può anche non indicare nulla, ma essere solo un segno di appartenenza, come per i massoni, o per la tradizione musulmana secondo cui alzare il dito indice della mano destra serve ad attestare la fede del credente nell’unicità di Dio. In questo caso però per chi non conosce la simbologia e si limita a ciò che vede, c’è incoerenza fra il dito che punta in alto e lo sguardo che punta in avanti.
Leonardo Da Vinci, San Giovanni Battista, 1513, Louvre. Il santo è rappresentato come un giovane con l’indice rivolto verso l’alto. Lo sguardo viene attirato dal volto, scende lungo la spalla e l’avambraccio e si scarica verso l’alto, dove si intravvede una croce come terminale del suo bastone pastorale. L’invito visivo a guardare altrove è un vettore intenzionale che allude al mondo celeste e al martirio suo e del Redentore.
Sandro Botticelli dipinge questa Pallade che doma il Centauro nel 1482, di ritorno da Roma, dove aveva visto centauromachie classiche insieme con le pitture del Perugino e del Pollaiolo. Il quadro contiene significati di vario livello, fino a quelli esoterici rivolti agli affiliati dell’Accademia Neoplatonica a cui lui stesso apparteneva. A noi interessa la punta dell’alabarda come vettore involontario, o quanto meno inutile perché conduce lo sguardo verso le rocce, di importanza secondaria rispetto alle altre figure del quadro. A meno che le rocce non abbiano significati occulti…
Orologio da torre del sec. XVII, Museo Bergallo, Tovo San Giacomo (SV).
Le lancette dell’orologio, fin dai primi esemplari meccanici, sono state concepite come frecce che hanno la funzione di condurre lo sguardo la più corta e più tozza verso i numeri delle ore che scorrono lente, la più lunga e slanciata verso i numeri dei minuti che scorrono più veloci.
Il Botticelli dipinse la tavola della Calunnia nel 1495 con una operazione di text to image ante litteram, perché riporta in immagini la descrizione che Luciano di Samosata fece dell’omonimo dipinto di Apelle del IV sec a.C. e che Leon Battista Alberti descrisse di nuovo nel suo trattato sulla pittura. La tensione drammatica dell’ingiusto processo è rappresentata proprio dall’incrociarsi delle forme vettori de re Mida con le orecchie d’asino che, mal consigliato dalle donne che incarnano il Sospetto e l’Ignoranza, tende la mano verso il Livore che fa da accusatore vestito di stracci neri, e che a sua volta tende la mano verso il re-giudice. La Calunnia è una bella donna agghindata dalle ragazze che impersonano l’Insidia e l’Inganno, che in una mano tiene la fiaccola dell’indagine, con l’altra trascina il calunniato per i capelli. La Penitenza, anch’essa vestita di nero, chiude il gruppo degli accusatori e si volta a guardare la nuda Verità che indica verso l’alto, ossia verso il mondo della conoscenza e dello spirito.
La Vocazione di Matteo, terminata dal Caravaggio nel 1600 per la Cappella Contarelli di San Luigi dei Francesi a Roma, raffigura il momento della chiamata divina per mezzo del vettore luce che entra da destra insieme con Gesù, e trae dall’oscurità braccia, gambe, volti dei personaggi immersi nella penombra, e dei vettori delle mani di Gesù che indica Matteo, di San Pietro che indica in tono minore e rappresenta come la Chiesa segua e sostenga l’intervento divino, e dalla mano di Matteo che indica se stesso come a dire: “ma è proprio me che vuoi?”.
Rembrandt dipinge nel 1636 il quadro a olio che rappresenta Sansone accecato dai Filistei. L’azione dell’accecamento è affidata alla potente forma vettore della lancia, mentre la gamba di Sansone conduce lo sguardo verso Dalila che porta via la capigliatura recisa per privarlo delle forze. La composizione diagonale, tipica dei tempi, accentua la dinamicità dei vettori.
Nella percezione del nostro campo visivo consideriamo alto e basso in base alla nostra postura, destra e sinistra in base alla nostra destra e alla nostra sinistra. Anche quando guardiamo un disegno, un quadro, un monitor, consideriamo alto, basso, destra e sinistra in base alla nostra postura e alla tendenza all’antropomorfismo della nostra percezione visiva.
I vettori si comportano nello stesso modo, perciò diremo che la spada del primo guerriero è un vettore verso l’alto, la lancia del secondo è un vettore verso destra, la spada del terzo è un vettore verso il basso, la spada del quarto un vettore verso sinistra.
I vettori che puntano verso l’alto e verso la destra sono considerati percettivamente positivi e ottimistici. Quelli che puntano verso il basso e la sinistra comunicano visivamente negatività, involuzione, retrocessione. La destra e la sinistra erano considerate positive e negative già dagli antichi àuguri che osservavano la provenienza del volo degli uccelli per trarne auspici di successo o di fallimento. Anche nella disposizione dei seggi nelle monarchie parlamentari la sinistra era il posto degli oppositori al re e alle classi dominanti, i cui rappresentanti sedevano a destra. L’alto e il basso somo anch’essi archetipi del positivo e del dominante (la testa, il cielo, la luce) e del negativo e del subalterno (i piedi, il sottosuolo, le tenebre).
I graphic designer spesso usano le forme vettori per condurre lo sguardo verso un punto da loro ritenuto importante, come la headline, il prodotto, il logomarchio, il pack shot, il payoff.
Nei due manifesti per la Pirelli Armando Testa usa un linguaggio grafico forte ed essenziale, di grande impatto visivo. Nel manifesto di sinistra, del 1954, il prodotto assume per zoomorfismo l’aspetto di un elefante che forma un triangolo col vertice che punta verso il logo Pirelli. Le zanne sono altri due vettori che puntano verso il nome del prodotto, un grosso pneumatico “che fa molta strada”.
Nel manifesto di destra. del 1955, il tema non è la grandezza o la durata, ma la tenuta di strada. Ecco dunque una linea sinuosa a rappresentare le curve, che si arrotola nel pneumatico per suggerire la forma zoomorfa di un leone, e finisce nei tre piccoli vettori ricurvi che artigliano l’asfalto, come recita l’headline.
Negli annunci pubblicitari si fa largo uso di vettori che puntano verso l’alto e verso la destra, per trasmettere visivamente la sensazione di ottimismo, di successo, di benessere, di sicurezza.
Ecco dunque la bottiglia inclinata della Coca Cola e l’intera impostazione grafica del Cornetto Algida, e la tranquillizzante linea rossa della compagnia assicurativa Axa, che dà l’inclinazione ai caratteri del logo e caratterizza i visual degli annunci.
Oppure i vettori sono usati per indicare qualcosa. Nei casi di Nike, Findus, Lufthansa, Austrian e British Airlines, i loghi stessi assumono la funzione di indicatori. La punta di Findus indica il nome del prodotto. Quella di Nike indica il suo testimonial Ronaldo con la coppa vinta, oppure diventa un payoff ottimistico nell’annuncio delle scarpe vintage. Le compagnie aeree suggeriscono l’idea del volo.
E’ curioso il caso del logo British Airways, il cui marchio è un’ala che però crea un vettore che, considerando il nostro senso di lettura destrorso, sembra tornare indietro.
Un vettore drammatico, nel manifesto di Oliviero Toscani del 2003, è la protesi sul moncherino dell’anonimo personaggio, a indicare il logo del World Food Programme, una istituzione internazionale che ha lo scopo di azzerare la fame nel mondo entro il 2030.
Un caso particolare nell’uso grafico dei vettori lo troviamo negli annunci pubblicitari di orologi sia da polso che da parete.
Gli orologi con quadrante analogico in genere sono fotografati o illustrati con le lancette che indicano le 10 e 10, per fare in modo che ambedue i vettori delle lancette puntino verso l’alto, e il vettore più lungo dei minuti punti anche verso destra.
La controprova ce la offrono gli orologi con display digitale che, non avendo lancette che fanno da vettori, possono essere regolati su qualsiasi altra ora.