WYSIWYG
WYSIWYG sembra una parola polacca, ma è l’acronimo di what you see is what you get, quello che vedi è quello che otterrai, ed è il fondamento della gestione a vista nell’informatica dagli anni ’80 del secolo scorso ad oggi. Non hai bisogno di conoscere codici, linguaggi di programmazione per operare con le applicazioni di un computer o di un dispositivo mobile. Se vuoi ottenere un quadrato scegli l’icona del quadrato e disegna un quadrato trascinando il mouse. Se vuoi farlo rosso clicca sull’icona del rosso. Se vuoi che il titolo del tuo testo sia più grande ingrandiscilo sul tuo schermo.
Oggi ci sembra naturale e ovvio visualizzare sul monitor ciò che vogliamo fare, ma prima delle interfacce grafiche non era così. Per ogni operazione bisognava scrivere comandi con la sintassi corretta, altrimenti non si otteneva nient’altro che il fatidico “syntax error”.
Oggi tutte le applicazioni usano questa impostazione, anche se comunque permettono di utilizzare i codici di programmazione agli utilizzatori più esperti.
Per esempio i programmi per fare siti web funzionano sia in WYSIWYG sia in HTML. Tutti i programmi di scrittura e impaginazione, e quelli di grafica, dal ritocco fotografico al disegno vettoriale, usano la visualizzazione immediata di ciò che si fa, ma anche comandi numerici. Per esempio una tonalità di colore può essere scelta a occhio oppure con i valori numerici per i canali rosso, verde e blu. Questi programmi permettono di svolgere le stesse funzioni sia con il mouse, sia con comandi da tastiera, che per gli utilizzatori abituali a volte sono più comodi e veloci. Ma anche programmi per gestire sistemi audio e video, effetti speciali, gestione di macchinari come bracci meccanici, gru, benne, usano interfacce WYSIWYG.
La indubbia comodità di vedere direttamente ciò che si sta facendo non va tuttavia presa troppo alla lettera, specialmente quando si progetta qualcosa che andrà sul web o dovrà essere stampata su carta. I colori che si vedono a schermo sono fatalmente diversi da quelli su carta e su monitor regolati in modo diverso dal nostro. Quindi dobbiamo essere piuttosto tolleranti e aspettarci che qualcosa non risulti proprio come l’avevamo progettata.