Leadership
La leadership è la capacità di condurre individui e gruppi verso obiettivi condivisi. Può essere una qualità che alcuni hanno e altri no, o una funzione che si esercita in alcuni casi, mentre in altri casi si passa al ruolo di follower.
Leadership come qualità
Domenico De Masi racconta che quando il pittore Jacques Louis David chiese a Napoleone come voleva essere ritratto, egli disse: “Calmo su un cavallo imbizzarrito”. E poi chiosava che molti manager attuali sembrano imbizzarriti su un cavallo calmo. In questa contrapposizione c’è la differenza fra un leader e un non leader.
La leadership è una qualità umana che può essere innata e spontanea o acquisita e migliorata con la pratica. E’ informale, perché chiunque può averla o non averla a prescindere dal ruolo che ricopre. Ecco una serie di caratteristiche con cui si manifesta, e che possono coesistere in una stessa persona, o manifestarsi l’una dopo l’altra a seconda dei casi.
- Potere di convocazione: io sto qui e voi venite da me (divi dello spettacolo, dello sport, della politica, persone che attirano anche nella vita privata).
- Potere di guida: io vado e voi mi seguite (condottieri, guide alpine, accompagnatori).
- Potere di influenza: io parlo e voi mi ascoltate e siete d’accordo con me (persuasori, opinion leader, influencer).
- Modello di riferimento: io sono io e voi cercate di assomigliarmi (personaggi pubblici che fanno tendenza).
- Consulente: io so e vi dico che cosa fare (medici, avvocati, allenatori).
- Giudice: io sono super partes e vi dico chi ha ragione (arbitro, mediatore).
- Problem solver: io posso aiutarvi a risolvere problemi che non sapete risolvere da soli (terapeuta, tecnico specializzato, coach).
Se in un gruppo c’è più di uno che aspira al ruolo di leader, è il gruppo stesso che stabilisce chi seguire. L’aspirante leader che non riesce a farsi riconoscere dal gruppo assume il ruolo di leader antagonista o falso leader. Può essere molto pericoloso perché può disgregare il gruppo. Il vero leader dovrà o abbracciarlo facendosene un alleato, o allontanarlo e perfino distruggerlo, come fece Romolo col fratello Remo.
Leadership come funzione
Se un avvocato si affida ad una guida alpina per fare un’arrampicata, ne rispetta la leadership per tutta la durata dell’arrampicata. Se poi la guida ha un problema legale, i ruoli si scambiano ed è lei che deve seguire i consigli e le decisioni dell’avvocato.
A prescindere dalla qualità, la leadership può essere una funzione, con un ruolo definito e formalizzato per caratteristiche e durata, oppure con la designazione del gruppo. L’esempio più semplice è quello del conducente di un autobus che porta in gita una comitiva. Il conducente è leader della situazione per tutto il tempo in cui guida, e tutti i gitanti devono sottostare alle sue decisioni. Quando i gitanti scendono dall’autobus, il conducente non ha più potere su di loro, e ognuno va dove gli pare, per ritrovarsi alle 18 al parcheggio e rimettersi sotto la guida del conducente per tornare a casa.
Il leader funzionale può limitarsi a svolgere la funzione tecnicamente, o aggiungere un po’ della sua leadership naturale, se ne è dotato. Bisogna però stare attenti che questa non prevarichi quella. Se l’autista pretende di fare il capo-gita o il condottiero del gruppo, rischia o il paradosso o il ridicolo. Il dittatore romano aveva pieni poteri solo durante il periodo di emergenza, poi tornava alla sua vita normale. Il dittatore che vuole restare in sella per sempre diventa un tiranno che prima o poi va decapitato.
La funzione di leadership può dunque essere temporanea e relativa ad un ambito: la guida alpina per condurre un’escursione, il project manager per gestire un progetto, il formatore per tenere un corso. Può essere il più esperto del gruppo, o il più carismatico, o il più capace di prendere in mano la situazione e organizzare il gruppo. Può essere l’individuo biologicamente dominante, il cosiddetto maschio alfa, o la persona designata da eredità o nomine.
Dall’autorità all’autonomia
La linea evolutiva della leadership va dall’autocrazia, fondata sul potere del più forte, alla burocrazia che si basa sulle regole, i contratti, le leggi, alle relazioni con le persone che puntano sulla convinzione, la persuasione, il consenso, alla partecipazione, in cui il follower condivide gli obiettivi del leader, per raggiungere infine l’autonomia in cui ognuno è capace di conseguire i propri obiettivi in armonia con gli obiettivi collettivi.
Leadership diretta e indiretta
La leadership è diretta quando il leader è a diretto contatto con il follower, è indiretta quando il leader non ha un rapporto diretto, ma fa da punto di riferimento, figura guida, influenzatore.
Ecologia della leadership
Il leader agisce in un insieme complesso e organico, in quanto costituito da reti, gerarchie, persone, quindi una sua decisione modifica lo stato di tutto l’insieme. In tal senso l’ecologia della leadership può essere contributiva e costruttiva, quando migliora la qualità della vita e del lavoro, la valorizzazione delle persone, il raggiungimento degli obiettivi. Oppure può essere tossica, inquinante, distruttiva, quando tende a proiettare nell’organizzazione le nevrosi del leader, e invece di focalizzare sui problemi e la loro soluzione, focalizza sulle persone e la loro colpevolizzazione.
Leadership smart
Lo smart working, disarticolando tutto quello che è tradizionale, mette in discussione il concetto stesso di leadership. Il leader serve ancora o se ne può fare a meno? Che cosa dovrà fare di fronte a gruppi di lavoro sempre più fluidi, autonomi, indipendenti?Come devono essere il leader e il manager della nuova azienda digitale? In un incontro organizzato da Google si è detto che il nuovo manager deve essere un po’ stupido, ossia conscio di essere poco esperto dei nuovi scenari, e perciò pronto a chiedere, imparare, aprirsi alle nuove visioni.
Se però teniamo per buona la definizione di stupidità di Cipolla (fare danno a sé e agli altri), il nuovo manager deve acquisire piuttosto la mentalità da principiante, che consiste nell’azzerare le conoscenze precedenti per ripartire con le nuove conoscenze, come si fa nella meditazione zen.
Un modello semplice di evoluzione verso la leadership smart è il passaggio dal leader 2c al leader 4c, dal leader gerarchico delle catene di produzione di merci che si basa su comando e controllo, al leader collaborativo dei team di produzione e circolazione di idee, che deve essere coach/problem solver, comunicatore/ascoltatore, catalizzatore, connettore di persone e di soluzioni.
La leadership può essere esercitata con vari stili, dall’autoritario al permissivo, dal controllante al delegante, fino ad arrivare al concetto di leaderless e di autoregolazione di individui e gruppi.
Le nuove forme di leadership si articolano nei concetti di leadership distribuita, leaderless, olocrazia, modello di Laloux.