Coping
Nel linguaggio della psicologia e del coaching di problem solving il termine coping viene usato per definire l’insieme di meccanismi psicologici e di reazioni che un individuo compie per adattarsi allo stress di un evento disturbante o di una situazione conflittuale. Il termine viene dall’inglese medievale cope, e significa affrontare, proteggere con una copertura (latino e italiano “cappa”). In italiano potremmo parlare di strategia di adattamento, fronteggiamento, risposta efficace.
Il modo in cui ci comportiamo per fronteggiare gli eventi della vita è fortemente legato alla valutazione che ne facciamo; in base a come percepiamo il problema, come siamo capaci di reagire con le nostre risorse personali, col supporto degli altri e con le condizioni ambientali in cui ci troviamo, attueremo differenti modalità di coping, ossia strategie per gestire l’equilibrio fra richieste ambientali, bisogni interni, risorse personali.
Il coping è reattivo, perché si attiva dopo l’emergere del fattore di stress, senza prevederlo come farebbe l’allostasi, e può reagire sia in modo positivo che negativo, a differenza della resilienza e del coaching, che puntano al raggiungimento di obiettivi.
L’efficacia degli sforzi di coping dipende dal tipo di stress, dall’individuo e dalle circostanze; le risposte sono in parte controllate dalla personalità dell’individuo e dal suo ambiente sociale.
Poiché lo stress può essere positivo e stimolante (eustress) o negativo e dannoso (distress) è importante il modo con cui l’individuo lo valuta (appraisal). La valutazione può essere immediata e inconsapevole, può rivolgersi alle strategie di adattamento, può valutare il cambiamento avvenuto dopo l’adattamento. In seguito alla soggettività della valutazione, le strategie di coping possono essere rivolte al problema che genera lo stress, o alle emozioni provate dall’individuo sotto stress.
Alcune strategie di coping sono per noi abituali e costituiscono il nostro carattere pessimista, ottimista, fiducioso o disperato. Altre dipendono dalla situazione e richiedono strategie diverse dal solito, come per l’elaborazione di un lutto o un licenziamento inaspettato.
Le strategie sono complesse e differiscono per natura, educazione, etnia, genere, età, contesto sociale. Possono essere classificate in vari modi. Sono centrate sul problema se si interessano alle cause dello stress, sull’emozione se guardano agli effetti. Sono attive se lo stressato cerca di reagire, passive se subisce e cerca l’aiuto di altri. Sono di attacco se prendono di petto il problema, o di fuga se lo evitano o lo sottovalutano.
La stessa persona può adottare diverse strategie di coping, anche combinandole insieme. L’importante è riconoscere le strategie disfunzionali isolandole da quelle funzionali, ricordando che il coping non sempre sceglie strategie ottimali, a volte sceglie soluzioni che producono danni peggiori nel tempo (dipendenza da droghe, depressione, isolamento).
Fra le tecniche da adottare per sviluppare le proprie strategie di coping ricordiamo la proattività o capacità di immaginare le conseguenze future, la socialità perché si reagisce meglio se non si è soli, il sensemaking per dare senso alle proprie esperienze, uno stile di vita sano, tecniche di rilassamento e meditazione, umorismo per non prenderci troppo sul serio.
Sono da evitare le tecniche malsane che danno un sollievo immediato ma poi fanno stare peggio, come il mangiare in modo compulsivo, assumere alcolici e droghe, farsi del male, allontanarsi da amici e colleghi.