Doppio legame
Il doppio legame (double binding), o ingiunzione paradossale, può essere usato come leva di controllo o di cambiamento.
E’ la costrizione a scegliere fra due alternative altrettanto sgradevoli, svantaggiose, rischiose, costose. E’ diverso dalla semplice scelta fra due alternative qualsiasi, dal dilemma o dalla scelta fra due alternative una delle quali sembra meno svantaggiosa dell’altra, o ancora dalle situazioni in cui si può fare a meno di scegliere, uscendo dal gioco. Nel doppio legame le alternative sono alla pari, e se ne deve scegliere per forza una delle due.
Watzlawick racconta il famoso aneddoto della madre ebraica che regala al figlio due camicie, una rossa e una blu, e appena il figlio indossa quella blu, la madre con aria mesta dice: “vedo che quella rossa non ti è piaciuta”. In tal modo, qualunque scelta faccia il figlio, farà dispiacere alla mamma, e ne soffrirà. Non può neanche indossare una maglietta, perché la madre direbbe: “nessuna delle due ti è piaciuta”. Anche se il figlio rassicura la madre, promettendole di indossare la camicia rossa domani, comunque la madre potrà dire che la blu gli è piaciuta di meno.
Si può uscire dal doppio legame quando lo si riconosce come tale e si cerca di fare un altro gioco. Se invece non si è capaci di uscirne, il doppio legame può portare alla schizofrenia. Gregory Bateson lo ha studiato come una situazione in cui la comunicazione tra due individui, uniti da una relazione emotivamente rilevante, presenta una incongruenza tra il livello verbale (quello che viene detto a parole) e quello non verbale (gesti, atteggiamenti, tono di voce, ecc.), e il ricevente del messaggio non ha la possibilità di uscire fuori da questo schema stabilito dal messaggio, o metacomunicando (“con il tuo doppio legame mi proponi una scelta impossibile”) o chiudendosi in sé stesso (“evito di risponderti e di reagire”). Come esempio Bateson riporta l’episodio della madre che dopo un lungo periodo rivede il figlio, ricoverato per disturbi mentali. Il figlio, in un gesto d’affetto, tenta di abbracciare la madre, la quale si irrigidisce; il figlio a questo punto si ritrae, al che la madre gli dice: “Non devi aver paura ad esprimere i tuoi sentimenti”. Ciò che dice, e il suo irrigidimento, sono contraddittori. Il figlio, per risolvere la contraddizione, si rifugia nella schizofrenia.
Perché si verifichi una situazione “patologica” di doppio legame devono essere presenti queste condizioni:
- la relazione avviene fra due o più persone, una delle quali è il “persecutore che lega”, l’altra o le altre sono le “vittime legate”;
- l’esperienza deve essere ripetuta nel tempo;
- comunicazione verbale e non verbale sono contradditorie;
- un comando esplicito o implicito impedisce alla vittima di abbandonare il campo;
- lo schema di doppio legame si consolida quando nel tempo i comportamenti diventano ripetitivi e automatici.
Esempi comuni di doppio legame sono scambi di questo tipo:
“Sii spontaneo!”
“???”
“Non mi dici mai che mi ami”
“Ti amo”
“Così non vale, me lo devi dire spontaneamente”.
A livello politico usano il doppio legame quei personaggi pubblici che, indagati dalla magistratura, dicono di essere vittime di un complotto. Se saranno condannati, la loro teoria sarà confermata. Se saranno assolti, sarà riconosciuta la loro innocenza.
A livello sociale un drammatico doppio legame è quello in cui si costringe la popolazione a scegliere fra la disoccupazione e il lavoro in fabbriche inquinanti e nocive per la salute.
Il doppio legame si usa a livello terapeutico o consulenziale per sbloccare situazioni di difficoltà nella comunicazione. Si ispira allo stratagemma marziale cinese “mandare il nemico in soffitta e togliere la scala” e consiste nel mettere il cliente nella condizione di scegliere fra due alternative che lo portano ambedue verso la soluzione del suo problema. Per esempio, con un cliente oppositivo, il classico bastian contrario, gli si può predire il sintomo con una frase del genere: “io so che tu non farai ciò che ti sto per dire”. Per opporsi alla mia predizione e per poterla smentire, il cliente farà ciò che gli ho detto. Oppure gli si può prescrivere il sintomo: “Non devi fare ciò che ti dico”. Anche in questo caso, l’oppositivo farà ciò che gli abbiamo proibito.
Il doppio legame è spesso usato nelle trame di romanzi e film, quando il protagonista deve scegliere fra salvarsi la vita e denunciare i compagni, o anche nei paradossi dei koan zen come questo: “Com’è la natura del Budda? Se parli ti colpisco, se taci ti colpisco”.