Giochi di gruppo
Nel corso della mia lunga esperienza di formatore ho inventato e sperimentato due giochi utili per formazione esperienziale di management, comunicazione, gestione progetti, problem solving.
I giochi sono ispirati alla musica e alle tre forme archetipe del triangolo, del quadrato e del cerchio.
Possono essere giocati dal vivo, al chiuso o all’aperto, ma è possibile anche sperimentarne una conduzione a distanza, con la mia direzione in remoto e un facilitatore in aula con i partecipanti.
Concordia discors
Il gioco della musica e dell’orchestra è una metafora musicale per la comunicazione da soli e in gruppo, la documentazione e l’interpretazione, la leadership, la cooperazione.
L’ossimoro “concordia discorde” è il motto dell’Accademia di Santa Cecilia. Rappresenta la filosofia di un’orchestra sinfonica, dove le voci discordanti dei vari strumenti, interpretando la stessa partitura con la stessa direzione, creano la sinfonia, il suonare insieme.
Il gioco simula l’orchestra, di cui ogni partecipante interpreta una funzione. Si va dall’ascolto alla creazione strutturata, dalla scrittura alla direzione. Il gioco è adatto a tutti, anche a gruppi eterogenei, da ragazzi ad anziani, da operai a dirigenti. Non si richiedono competenze particolari, né conoscenze musicali. Si richiede solo la voglia di giocare “seriamente” e di sperimentare con se stessi e con gli altri.
Il gioco è ispirato liberamente ai laboratori di sensibilizzazione alla musica e ai suoi fondamentali che Boris Porena faceva negli anni 70 nei suoi esperimenti nelle scuole e nelle comunità, a cui ebbi la fortuna di partecipare nell’ambito dell’Autunno Musicale di Como, una interessante rassegna di musica contemporanea.
Lo scopo del gioco è formare un’orchestra con tutti i partecipanti, dove per “orchestra” si intende un insieme di persone capaci di produrre una esecuzione sonora organizzata e dotata di senso.
Si parte dall’ascolto e dal silenzio, condizione di base per ascoltare. Poi vengono assegnati suoni da eseguire alle diverse sezioni del gruppo. Il gruppo costruisce man mano i suoni singoli, l’orchestra, la partitura, l’esecuzione. Invece di dare direttive e spiegazioni, il conduttore propone via via i problemi da risolvere: come organizzare i suoni? Come disporre gli strumenti? Come scrivere la partitura? Come interpretarla?
In poco tempo tutti i partecipanti saranno in grado di fare musica di insieme con tanto di esecutori, compositore e direttore d’orchestra.
L’esecuzione può essere registrata e riascoltata, per apprezzarne il valore sonoro e significativo.
Il gioco può concludersi come pura esperienza ludica di sensibilizzazione ai fondamenti della musica, oppure può finire con un debriefing che sviluppa gli elementi più interessanti per il tipo dei partecipanti, dal problem solving all’organizzazione e agli stili di leadership e di cooperazione.
Il gioco giocato parte dall’ascolto, con l’esperienza di cinque minuti di silenzio, in cui non si deve fare niente altro che tacere e ascoltare. Poi, guidati dal conduttore, si cominciano a produrre suoni tutti insieme, dal brusio al cicaleccio del parlato al “suono bianco” e ad altri tipi di suoni. Poi si divide il gruppo in sezioni, come si fa in orchestra con gli ottoni, i legni, i violini, le viole, i violoncelli, i contrabbassi, la ritmica. Ad ogni sezione viene assegnato un suono scelto dai partecipanti stessi. A questo punto si inventa il modo di “scrivere” i suoni su una lavagna, per poterli “leggere” ed eseguire la partitura sotto la direzione di un partecipante.
Nel debriefing, da fare tutti insieme o per gruppi ridotti, si parla dell’esperienza fatta adattandola alla propria realtà di vita e di lavoro. Questa, ad esempio, può essere una possibile metafora manageriale.
- Problem solving: come fare musica d’insieme? Come affrontare una nuova esperienza con un gruppo numeroso? Come organizzare e gestire il gruppo in poco tempo?
- Ascolto = silenzio, attesa, analisi e ricerche, raccolta dati, esame della situazione, sintonia con l’altro.
- Suono = prodotto/servizio.
- Orchestra = processo, risorse umane, learning organization, creatività diffusa.
- Sezioni orchestrali = reparti e funzioni dell’organizzazione.
- Composizione = progetto, pianificazione, documentazione.
- Direzione = team management, project management.
Triangoli, quadrati, cerchi
Il gioco impone ai partecipanti di assumere l’identità e la mentalità di un triangolo, di un quadrato o di un cerchio, e di comportarsi come tale per tutta la durata del gioco. Lo scopo è creare artificiosamente limitazioni e diversità in modo da far emergere problemi di comunicazione, competizione, visione parziale delle cose e difficoltà di confronto. I simboli esoterici della massoneria (triangolo), dei primi cristiani (quadrato), della divinazione taoista I-Ching (cerchio) mostrano come fin dai tempi antichi queste figure siano identitarie.
L’idea di questo gioco mi è stata ispirata da Flatlandia del Reverendo Edwin Abbott, un delizioso piccolo romanzo del 1884 dove si immagina un mondo bidimensionale in cui la sola idea della tridimensionalità appare falsa ed eretica, e gli abitanti vanno dai triangoli ai cerchi, secondo gerarchie decisamente classiste, come si vede in questo schema grafico che intende criticare il classismo dell’Inghilterra vittoriana.
L’identità viene assegnata per sorteggio, come nella vita. in cui non si sceglie se nascere bianco o nero, ebreo o lappone). Si possono usare dadi o carte da gioco, dove i fiori sono i triangoli, i quadri sono i quadrati, i cuori sono i cerchi. A differenza della fantasia di Abbott, secondo cui il livello sociale dipendeva dal numero dei lati, nel mio gioco le tre figure hanno pari dignità.
Il gioco può essere sviluppato secondo uno schema rigido, se il gruppo è poco creativo e poco capace di auto-organizzarsi, oppure può essere “inventato” dai partecipanti che decideranno che cosa fare come triangoli, quadrati e cerchi.
Un esempio di gioco libero può essere che un gruppo decide di fare una campagna pubblicitaria su un prodotto triangolare, o un partito politico quadrato, o un film circolare. Un esempio di gioco strutturato può essere la censura, dove si prende un testo e si eliminano o riscrivono tutte le parti che non corrispondono alla figura di appartenenza, confrontando i tre testi censurati che ne vengono fuori. La strutturazione può essere fatta in base alle caratteristiche e alle competenze del gruppo impegnato nel gioco. L’importante è dimostrare la superiorità della propria categoria, o affrontare un problema dal proprio punto di vista, mostrando intolleranza e disprezzo per gli altri punti di vista (chi nasce triangolo non puà abbassarsi a vedere il mondo da cerchio).
Il gioco serve a vivere in gruppo situazioni particolari di comunicazione, confronto, discussione, pregiudizi, diversità.
La domanda di fondo è: “chi nasce triangolo può morire quadrato?”
E’ un gioco di creatività: come si vede il problema da triangolo?
La simulazione fa comprendere meglio la metacomunicazione: come ci si sente da triangolo e come da persona a tutto tondo? Durante il gioco, come osserviamo noi stessi e gli altri limitati nel ruolo che ci è stato assegnato?
Si sperimenterà il fatto che limitarsi ad un punto di vista ristretto può rendere più decisi ed efficaci, più produttivi, anche più creativi, ma impedisce di capire l’altro, il diverso.
Perché triangoli, quadrati, cerchi? Perché sono forme forti, forme fondamentali della nostra percezione e configurazione. Sono altamente simboliche, come nella pittura zen di Sengai Gibon (1750-1837), che rappresenta l’universo, dove il triangolo è l’uomo nella sua triplice natura di corpo, intelletto, spirito, il quadrato è la natura con i quattro elementi di aria, terra, fuoco, acqua, il cerchio è il Dharmakaya, la realtà suprema senza inizio né fine, il vuoto senza forma.
Ma le forme forti sono anche idee forti, teorie forti, e come tali possono diventare gabbie mentali da cui ci si deve liberare. Quindi se il triangolo serve a pensare, a creare, a fare, poi dobbiamo liberarcene per ridiventare esseri completi e complessi, e dobbiamo evitare teorie forti e preconcette, che portano all’intolleranza, al conflitto, alla divisione.
E dunque il gioco fa sperimentare la forza di essere quadrati, e la libertà di non esserlo più una volta finito il gioco. E anche la capacità di cooperare fra diversi, come avviene nelle forme complesse quali la piramide, il cono, l’icosaedro, fino alla facciata di una chiesa gotica come quella del Duomo di Orvieto, che comprende tutte e tre le forme fondamentali.
Il gioco cambia e si adatta alle competenze dei partecipanti. Se per esempio sono fotografi andranno in giro a fotografare solo triangoli, quadrati o cerchi. La stessa cosa si può fare per qualsiasi competenza o disciplina.
Ai tre gruppi di partecipanti vengono dati tre opuscoli con suggerimenti e stimoli per le tre forme, per dare loro idee e argomenti di discussione.