Problem finding
Come il rabdomante scopre qualcosa che è nascosto sotto terra, così lo scopritore di problemi coglie segnali deboli che altri trascurano e si sensibilizza a problemi non ancora emersi. Per scoprire nuovi problemi, o per farli emergere, dobbiamo concentrarci sulle aree di criticità della nostra situazione, che riguardino noi stessi, le persone con cui abbiamo a che fare, l’ambiente in cui operiamo e viviamo. Quindi dobbiamo focalizzarci sul disagio. Come viene percepito da noi e dagli altri? E’ un ostacolo che ci impedisce di procedere o che ci rallenta? E’ qualcosa che va abbastanza bene, ma che potrebbe essere migliorato? E’ qualcosa che tendiamo ad ipercontrollare, o ad evitare? Si manifesta saltuariamente, o è ricorrente? Che cosa abbiamo fatto finora per fronteggiarlo? Possiamo fare un’analisi SWOT e confrontarla con le nostre sensazioni e percezioni, per verificare quanto queste siano giustificate.
Poi possiamo concentrarci sul cambiamento. Che cosa ci piacerebbe cambiare? Si tratta di un cambiamento graduale o radicale? Che cosa ci aspettiamo da un tale cambiamento? Il cambiamento deve avvenire nell’ambito dell’innovazione? In tal caso possiamo ricorrere a tecniche di stimolazione della creatività come il brainstorming o la strategia detta “Oceano blu”.
Infine possiamo sviluppare il nostro pensiero sistemico, per inquadrare i fenomeni in insiemi più complessi e per valutarne le dinamiche positive e negative.