Problem solving strategico
Il problem solving strategico è il modello creato nel Mental Research Institute di Palo Alto, con le famose ricerche di Bateson, Watzlawick e altri, ed elaborato da Giorgio Nardone nel Centro di Terapia Strategica di Arezzo.
Il modello si basa su quattro passi:
- una chiara definizione del problema in termini concreti,
- un’analisi delle soluzioni finora tentate,
- una chiara definizione del cambiamento concreto da effettuare,
- la formulazione e la messa in atto di un piano per provocare tale cambiamento.
Giorgio Nardone aggiunge l’uso di stratagemmi di arte militare cinese come leve di cambiamento, la tecnica dell’autoinganno come terapia di self help, il dialogo strategico come pratica di aiuto del cliente.
Il problem solving strategico non si preoccupa del passato, perché è immodificabile, e quindi non si interessa ai perché si sia generato il problema, ma al come è il problema, e che cosa lo fa sussistere.
Rifiuta teorie forti. Analizza le soluzioni che non hanno funzionato per non ripeterle. Applica altre soluzioni, ponendosi ad un livello diverso per osservare la situazione. E’ pratico, perché tende ad ottenere risultati in tempi brevi. Questo è il significato del termine “strategico”: agire in funzione di obiettivi da raggiungere. Gli obiettivi però non sono quelli del consulente, ma solo quelli del cliente, e cioè di colui che deve fare il cambiamento.
La terapia breve strategica è una psicoterapia per casi clinici e patologie. Il metodo del problem solving strategico, che da essa deriva, è applicato con successo in molte consulenze aziendali, nel campo della comunicazione, dell’organizzazione, della leadership, delle dinamiche interpersonali. Il consulente deve stare molto attento a non sconfinare in ambiti terapeutici, che vanno dirottati su psicoterapeuti.
Il trattamento utilizza il dialogo strategico con cui il consulente aiuta il cliente a dire quali sono le soluzioni da lui tentate finora, che non sono servite a ridurre il problema. I 13 stratagemmi cinesi si usano come metafore guida insieme col dialogo strategico. Con la fantasia peggiorativa il cliente è spinto a trovare tutti i modi per ottenere un successo disastroso, come dice Watzlawick, in modo da scoprire le leve di cambiamento più efficaci.
La fantasia del miracolo aiuta il cliente ad immaginare lo scenario a problema risolto, e la scala, o tecnica dello scalatore, è una serie di piccoli passi per iniziare il cambiamento e avvicinarsi alla soluzione sperata.
Il trattamento è breve, con un massimo di dieci incontri, perché altrimernti diventerebbe a sua volta una tentata soluzione disfunzionale.