Smart working
Lo smart working è un modo di lavorare in rete dove, come e quando si vuole, purché si raggiungano gli obiettivi dati.
Il termine smart si riferisce ad un lavoro ottimizzato, fortemente basato sulla rete, con manager capaci di pianificare e responsabilizzare i collaboratori e con lavoratori che sanno organizzare il loro tempo e i loro impegni in modo da poterli rispettare.
Nell’uso comune lo smart working viene assimilato al telelavoro, ma questo significa solo lavorare a distanza anche in modo tutt’altro che smart, che può essere fatto anche in presenza, quando il compito lo richiede. Con lo smart working si passa dall’occupare un posto di lavoro al cogliere le opportunità di lavoro, dall’osservare un orario di lavoro al rispettare la scadenza di consegna, dall’essere dipendenti all’essere responsabili, dall’eseguire decisioni predisposte da altri al decidere sul campo volta per volta. Oggi sempre più il lavoratore di tecnica e di intelletto non deve occupare un posto e scambiare ore di vita per buste paga, ma deve produrre valore per sé e per quelli che utilizzano il suo lavoro.
Per affrontare la transizione verso i nuovi scenari del lavoro e della tecnologia si devono assumere quattro atteggiamenti: cambiare mentalità, prepararsi, produrre, cooperare.
Il concetto stesso di lavoro si trasforma, da ottenimento di un salario in cambio dell’occupazione di un posto, a compenso e soddisfazione per la produzione di valore. Il binomio salario/lavoro paga anche un lavoro improduttivo, antieconomico, inutile, dannoso. Il compenso riconosciuto a risultati ottenuti, a prodotti, servizi e conoscenze funzionanti e utilizzabili, favorisce l’innovazione, la produttività, l’evoluzione delle persone e delle organizzazioni. Oggi molti lavori non richiedono più la presenza fisica del lavoratore accanto alla macchina. Si può lavorare da qualsiasi posto, dato che le nuove tecnologie dell’informazione permettono di entrare in reti e nuvole di dati da qualsiasi computer, tavoletta, telefono.
L’aggettivo SMART in inglese significa brillante, elegante, intelligente. Applicato al lavoro è usato sia in questo senso per indicare un lavoro “intelligente” da autonomi problem solver, di fronte ad un lavoro “stupido” da esecutori di ordini e procedure; sia come iniziali di Specifico, Misurabile, Autonomo, Realistico, Tempificato, normalmente usati per definire correttamente un obiettivo, ma applicati al nuovo modo di lavorare, che peraltro si basa sul raggiungimento di obiettivi. E’ senz’altro più intelligente risparmiare carta, energia e tempo grazie alle nuove tecnologie, invece che continuare ad occupare uffici con traffico pendolare e trasporto di faldoni.
Ed è smart un lavoro che assegna compiti e obiettivi specifici (devi fare questa cosa), misurabili (che deve avere questi requisiti), autonomi (devi prendere decisioni e risolvere problemi), realistici (puoi accettare solo lavori consentiti dalle risorse di cui disponi), tempificati (devi consegnare la cosa funzionante entro il 22 febbraio pomeriggio).
Lo smart working si basa su tre punti fondamentali, le tre B, iniziali dei nomi inglesi Behaviours, Bytes e Bricks.
Behaviours (comportamenti): per avviare un processo di cambiamento in senso smart si parte dall’analisi del modo di lavorare attuale. Si analizza ciò che facciamo noi, ciò che ci impone l’organizzazione di cui facciamo parte, i comportamenti di fornitori, clienti e committenti. Che cosa può essere cambiato per adattarsi alle nuove tecnologie e per coglierne al meglio le opportunità?
Bytes (tecnologie): Dopo aver analizzato i comportamenti da conservare e quelli da cambiare, si passa alle tecnologie. Come sono organizzato per poter lavorare a distanza? So usare il cloud computing? Come e quanto uso i dispositivi mobili?
Bricks (spazi fisici): infine, comportamenti e tecnologie devono trovare riscontro negli spazi e nelle strutture in cui si lavora. Dal posto di lavoro alla sala di riunioni, dalla casa al quartiere, dal mezzo di trasporto agli ambienti di svago e di relax, tutto deve essere riprogettato per adeguarsi ai nuovi modi di lavorare e di vivere.
Lo smart worker deve orientarsi verso nuove competenze, o rivedere le competenze tradizionali alla luce delle muove tecnologie. La mappa mostra i quattro poli del lavoro creativo e tecnico, mentale e manuale. Per aggiungere valore a ciò che si fa, i ruoli rigidi diventano più fluidi insieme con la fluidità del posto e delle condizioni di lavoro, per cui l’operaio diventerà specialista e perfino artista capce di produrre opere eccellenti, il tecnico e l’esperto diventeranno innovatori, e alle capacità operative si aggiungeranno capacità organizzative. Oppure tutte queste competenze rimangono distinte, ma sempre più lavorano come nodi di rete interdipendenti invece che come ruoli dipendenti l’uno dall’altro.