Visual thinking
Il visual thinking, o pensiero visivo in senso applicativo, pratico, si attiva quando si studia o si ascolta una conferenza o una lezione e si prendono appunti non solo con parole, ma con schizzi, disegnetti, frecce, come si fa con lo sketchnote, oppure quando si preparano o si ascoltano conferenze, presentazioni, lezioni, con il supporto di immagini. In tal senso può essere definito un metodo di gestione a vista della comunicazione con se stessi e con altri, che fa risparmiare tempo, memorizzare e comunicare con più efficacia. Infatti un testo compatto è più difficile da leggere di un testo scandito da sottotitoli, paragrafi ed elenchi. Una presentazione fatta solo a parole è meno efficace di una presentazione sostenuta da slide ben fatte. Una tabella piena di numeri è meno evidente di un bel grafico a curve o a torta.
Per visualizzare parole, frasi, concetti bisogna verificare se ne abbiamo ben compreso il significato, aiutandoci anche con dizionari ed enciclopedie, e poi crearci un’immagine mentale anche con l’aiuto della scala di astrazione, discendendola per cercare corrispondenti ed esempi concreti alle parole astratte. Possiamo ricorrere a metafore e metonimie, cercando il più possibile di immaginare situazioni concrete. Nell’esempio mostrato – un lucido che usavo nei miei corsi di comunicazione nel 1994 – i termini “cambiamenti”, “consuetudini” e “regolamenti” sembrerebbero impossibili da visualizzare. Se però concretizziamo l’impedimento ci troviamo una persona “con le mani legate”, e q uindi concretamente un prigioniero.
Ecco l’immagine mentale! Da qui a disegnare l’omino legato (che possiamo trovare nei repertori web di immagini o possiamo disegnare a modo nostro) il passo è breve.
Al proposito è molto utile fare esercizi di visualizzazione e verbalizzazione. I primi consistono in elenchi di parole, frasi o concetti per cui descrivere o schizzare un’immagine mentale. Per esempio, possiamo usare i sette peccati capitali, che hanno ispirato tanti artisti e poeti: superbia, avarizia, lussuria, ira, gola, invidia, accidia. Per i secondi invece si parte dalle immagini e si cerca di descriverle o di aggiungervi informazioni utili e chiarificatrici. Le immagini possono essere foto, illustrazioni, simboli. Aumentare la propria capacità di visualizzare e verbalizzare è cruciale per fare presentazioni con supporto di immagini che non siano le stesse frasi che abbiamo intenzione di dire.
Dan Roam ha elaborato un metodo pratico per sviluppare le competenze di visual thinking, che ha sintetizzato in tre cartelli con 4, 5 e 6 operazioni da fare.
Il pensiero visivo si attiva in quattro fasi:
- guardare,
- vedere,
- elaborare,
- mostrare.
Se per esempio vogliamo offrire una macedonia di frutta, apriamo il frigo e guardiamo la frutta che c’è. Fra tutta la frutta vediamo albicocche, limoni, ciliegie, uva, fragole. Tagliamo la frutta scelta e ne combiniamo i pezzi in una scodella. Mostriamo la nostra macedonia ai commensali (l’immagine prodotta da noi o il resoconto di ciò che abbiamo visto con gli occhi o con la fantasia. Anche se pensiamo soltanto di fare tutto ciò, avremo attivato le quattro fasi del pensiero visivo.
Nel nostro processo di visual thinking definiamo che cosa guardare, scegliamo le cose da vedere, combiniamole fra loro, o modifichiamole, o usiamole come sono, e infine decidiamo che cosa vogliamo mostrare.
Le quattro fasi concordano con quelle del ciclo ORGI che sintetizza i nostri processi percettivo/reattivi: “guardare” corrisponde a “Osservazione”, “vedere” a “Reazione”, “elaborare” a “Giudizio”, “mostrare” a “Intervento”. Il ciclo avviene sia con risultati esterni, sia tutto dentro la nostra mente, dove l’intervento mostra l’immagine mentale derivata da ciò che abbiamo visto o immaginato.
Per stabilire come dovranno essere le nostre immagini ci serviremo della tabella SQVID, con le cinque alternative:
- Semplice o complessa (un triangolo o un frattale come insieme di triangoli)
- Qualità o quantità (pochi elementi o tanti come in una texture)
- Visione o realtà (la struttura, lo schema, il simbolo, o l’oggetto realistico)
- Individuo o confronto (un elemento solo o a confronto con elementi diversi)
- Differenza o omologazione (un elemento diverso dal solito o come al solito).
Possiamo usare una sola di queste alternative o combinarne più d’una, come un solo bel cavallo bianco (QID = qualità, individuo, differente) contro tanti piccoli cavalli neri, e graduare la diversità delle alternative (abbastanza semplice, un po’ differente).
I sei strumenti del visual thinking rispondono alle domande delle cinque W più due:
- Chi e che cosa? Il ritratto del personaggio, del cliente, dell’oggetto, del prodotto.
- Dove? La mappa, il layout, l’itinerario.
- Quando? La linea dei tempi, il diagramma di Gantt, le sequenze.
- Perché? Il diagramma causa/effetto.
- Come? Il diagramma di flusso, il disegno esplicativo, il percorso di uscita dal labirinto.
- Quanto? Il diagramma a barre o a curve per l’aumento dei prezzi o delle vendite, il diagramma a torta per le percentuali.